Valente Crino

Valente Crino è stato un letterato legolandese considerato, insieme a Ludovico Flavii, l'inventore del romante. Durante la seconda guerra legolandese prestò la sua voce ai rivoluzionari scrivendo per libertà.

Biografia

Valente Crino nacque ad Airportland e visse durante i periodi della prima repubblica e del dominio flavio. Come Ludovico Flavii anche lui studiò per diventare giornalista e molto giovane divenne trattista a Lego City Airport. Di idee rivoluzionarie, appena scoppiata la guerra civile, si schierò inizialmente dalla parte del Flavii esaltando il regime e le sue istituzioni tramite i suoi tratti dal carattere pungente che denunciavano il clima antiprogressista che vigeva nelle capitali.

Tuttavia nel momento in cui i Flavii conquistarono anche Lego City Airport Valente si accorse delle atrocità del regime e aderì a circoli di rivoltosi, presso i quali conobbe anche Ludovico Flavii, con il quale diede vita ad un controverso rapporto di amicizia.

Creato insieme a Ludovico un nuovo genere letterario, il romante, che aveva lo scopo di denunciare le atrocità della guerra civile, nel clima sovversivo di Lego City Airport Valente riuscì spesso a sfuggire alla censura del regime e a diffondere le proprie opere venendo costretto tuttavia per tutta la vita a nascondersi e fuggire dalle persecuzioni dei Flavii.

Un mese dopo l'assassinio di Ludovico Flavii, pochi giorni prima della liberazione di Legoland, fu catturato, torturato e ucciso dalle forze armate del regime, ma le sue opere, ormai diffuse per tutta l'isola, avevano avuto il loro effetto ed erano riuscite a diffondere gli ideali di libertà e uguaglianza in tutte le città (si consiglia di leggere anche la pagina a proposito di Ludovico Flavii per un quadro più completo sulla vita del Crino).

 

"[...] Mi fu donata la vita non al fin di dissiparla, di perderla nella mera e più banale esistenza. Nacqui per vivere, per essere libero. E mai desiderai di sottomettermi all'arbitrio di spietati tiranni che mascherati privanomi di tale mio diritto, il più essenziale. Ho visto troppi fuggire dalla propria immagine riflessa nel fiume che fin dai tempi antichi bagna le rive della gloriosa città, per non guardarsi tanto demoliti, tanto distrutti, sottomessi. Per evitare la sofferenza di riconoscersi, e scorgersi imbelle, inetto, incapace di rivendicare la propria libertà. E troppi ancora ne ho scorti gettarsi nello stesso fiume, costretti dal peso della propria sottomissione al tirannico volere, li scorsi scendere verso la tenebra del corso impetuoso e lasciarsi trasportare lontano, indifferenti. Ma non questo significa vivere, e allora vano è sopportare il peso della schiavitù, vano è esistere per anni, senza aver veramente vissuto neanche un istante. Agiamo. Facciamo nostra la libertà, nostra la sovranità. Facciamo nostri noi stessi e rivendichiamo il nostro più grande diritto, quello alla vita."

 

Valente Crino, "Sopra l'esistenza e la vita", 2009